Riporto alcuni estratti di articoli o posts che mi hanno particolarmente colpito e fatto riflettere in questa settimana. Sono in inglese, come il 90% degli articoli in merito alla scena netlabel presenti in Rete (l’altro 10% se lo dividono avidamente lo spagnolo e il tedesco), ma carinamente riporto la traduzione per chi non mastica la lingua anglofona 🙂
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“The key word around here is -free-. “Nothing is free!” you’ll say and you are absolutely right. You will have to pay something more valuable than money, you will have to pay Attention.”
Traduzione: “La parola chiave in questo campo è -gratis-. “Ma niente è gratis” dirai e hai completamente ragione! Dovrai, infatti, pagare usando qualcosa di maggior valore rispetto ai soldi, ovvero con la tua attenzione!”
In italiano non suona bene come in inglese (pay money-pay attention), ma il concetto è chiaro. Questa news su Digg mi ha colpito per due motivi diametralmente opposti: se da un lato è vero che la netlabel music merita molta pazienza e molta attenzione per essere apprezzata fino in fondo e per scremare la merda dalle perle, dall’altro è davvero inumano pensare di poter avere il tempo per prestare la dovuta attenzione a tutto il materiale audio disponibile. Uno dovrebbe fare solo quello nella vita per qualche anno e forse neanche ci riuscirebbe, visto che nascono netlabels in continuazione, rendendo necessario un lavoro di ricerca, download e ascolto continuo nel tempo. Io stesso, pur dedicandoci parecchie ore da svariati anni, ancora posseggo solo il 40% circa di tutta la musica netaudio disponibile per il download (in particolare, ho l’intero catalogo di circa 240 netlabel su più di 600 che dicono ci siano in Rete.. 600 netlabels!!). Fortunatamente, quello che rende coerente l’intera scena è la distribuzione degli ep e degli album in cataloghi, ovvero in monoblocchi compatti e univoci, che rende più facile il tutto. Se ogni release fosse distribuita a sè stante, su un sito personale etc, piuttosto che in un catalogo.. beh ragazzi, penso non starei neanche qui a parlarne ma avrei abbandonato “l’impresa” da un pezzo 🙂
Fonte: http://digg.com/music/Asiluum_The_Free_experimental_Music_Netlabel
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“Basically, creating a net label is a new form of qualifying the music […] There are so much talented persons and creative musicians worldwide these days that the standard music industry can’t handle all of them, so part of them always supposed to be freely released. […] It’s just an example of the new musical culture, it shows how the “worldwide brain” grows via Internet […]” (Arturs Pavlovskis and Mr. Prolix, founders of the based out of Riga, Latvia netlabel INQB8R).
Traduzione: “Fondamentalmente, una netlabel è un nuovo modo di qualificare la musica […] Ci sono così tante persone e musicisti pieni di talento nel Mondo ai giorni nostri che l’industria musicale convenzionalmente intesa non può gestirli tutti, quindi una parte di loro è comunque destinata a pubblicare la propria musica gratuitamente… […] E’ solo un esempio della nuova cultura musicale e mostra come “l’intelligenza globale” cresca tramite Internet […]” (Arturs Pavlovskis e Mr. Prolix, fondatori della netlabel INQB8R, con sede a Riga, Lettonia).
L’industria musicale attuale è un’industria vetusta e obsoleta, che solo in pauroso ritardo ha iniziato a considerare l’apporto innovativo della Rete come un potenziale bussiness. A mio dire, si è trovata come un’artigiano di fronte all’apertura di una enorme fabbrica piena di macchinari innovativi nella sua area di interesse, e ha scelto di continuare a battere manualmente i chiodi come ha sempre fatto negli ultimi 50 anni, piuttosto di investire in formazione e adeguarsi alla modernità. L’approccio conservativo può continuare a funzionare per un po’, ma non su scala assoluta e in chiave globale come ragiona il mercato della musica. E da qui che si è registrata l’implosione di cui tutti parlano da anni: pirateria, la gente non compra più i dischi, si produce un artista decente ogni 15 merdate commerciali etc.. E come succede dopo ogni implosione, si sono create delle crepe, delle fratture, che hanno permesso a nuove figure commerciali come la Apple (con il suo iTunes Store), come Real Networks o come svariati altri di fare vagonate di soldi in un campo dove fino a pochi anni prima non sarebbe stato neanche possibile andarci a pari (vedi etichette indipendenti). Tra queste crepe, e concludo qui la mia piccola introduzione politicizzata, si è inserita anche la scena netlabel, una realtà che promuove la diffusione del talento musicale gratuito, o meglio, parafrasando l’estratto di cui sopra, che si fa portavoce della “intelligenza globale” che pulsa e si espande in Rete.. e credetemi, è più grande di quanto non si immagini. Se si è aperti e interessati, la Rete offre talmente tanti di quegli stimoli da non farti dormire la notte per la smania di alzarti il giorno successivo e continuare il tuo “saccheggio intellettuale” tramite i tabs del tuo browser. Continuiamo a farci nutrire dalla Rete, ragazzi, perché di pappa buona ce n’è per tutti 🙂
[eldino]